Per quanto le conseguenze di un attacco ransomware possano essere gravissime, bisogna correggere D’amato e i principali portavoce della Regione che in queste ore stanno commentando il fatto come se fosse un attacco terroristico premeditato per contrastare la somministrazione del vaccino anti covid.
Quello che è successo di fatto è grave: un attacco informatico che ha messo KO i sistemi informatici della Regione Lazio, bloccando diversi servizi ai cittadini, aziende, strumenti interni e, incidentalmente, anche la piattaforma per la campagna vaccinale, che nella regione della Capitale italiana include anche i nomi di importanti figure istituzionali.
Dopo le prime comunicazioni alla stampa, pare che l’attacco ransomware abbia contaminato anche i backup dei vari sistemi rendendo difficoltose le operazioni di ripristino.
Un ransomware che colpisce i sistemi informatici di un ente come la Regione Lazio è sicuramente un fatto preoccupante, ma purtroppo con molti precedenti, a cui però evidentemente i nostri amministratori pubblici non sono ancora abituati.
Considerando la mole di attacchi di questo tipo che hanno coinvolto aziende di grossissimo calibro, e i tanti rapporti annuali di sicurezza che ci indicano il costante aumento di attacchi che prendono di mira i sistemi della pubblica amministrazione, sia con ransomware che con furti di dati, la cosa non sorprende.
Ciò che invece sorprende ancora è il linguaggio utilizzato dagli esponenti della politica e della pubblica amministrazione di fronte ad eventi di questo tipo, che tradisce una certa goffaggine nel padroneggiare tematiche che nel 2021 dovrebbero stare in cima alla lista delle priorità di tutti: digitalizzazione, protezione dei dati, cybersicurezza.
La Regione ha tuttavia confermato che gli hacker sono entrati in possesso delle password di amministratore di un PC connesso alla rete. Quindi le possibilità di intrusione possono essere: non custodire in modo adeguato le password di amministratore di sistema, cosa che ci capita di vedere spesso, oppure, le credenziali sono state “rubate” tramite un’email di phishing o dal click di un link che ha installato un malware sul computer.
Come al solito il fattore umano è sempre l’anello più debole della catena. Questo tipo di minacce hanno sempre in comune una non consapevolezza del rischio informatico, per questo è importante che aziende ed istituzioni governative investano su un adeguato processo di security awareness che porti ad un aumento della consapevolezza del rischio informatico.
Un attacco ransomware non ha nulla di sofisticato, e dovrebbe ben rientrare nelle capacità di gestione di un’infrastruttura critica come la Regione Lazio, che dovrebbe aver adottato un piano di risposta agli incidenti di questo tipo, e per il ripristino delle operatività nel più breve tempo possibile.
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